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L’AMORE AI TEMPI DEL FEMMINISMO RADICALE - REPORT INCONTRO DEL 15 FEBBRAIO 2015 Di Serena Fuart

L’AMORE AI TEMPI DEL FEMMINISMO RADICALE  -   REPORT INCONTRO DEL 15 FEBBRAIO 2015    Di  Serena Fuart

Da quando frequento il movimento delle donne ho visto molto spesso relazioni sentimentali felici. Certo, ci sono chiaramente delle problematiche e dei periodi no però in definitiva le relazioni delle mie amiche femministe, quelle che ho conosciuto io almeno, sono amori felici.

Il femminismo radicale ha portato a uno sconvolgimento delle nostre vite, della vita delle donne e degli uomini e del reale. Il femminismo mi ha dato tanto anche per le mie relazioni sentimentali. Da quando ho incontrato il pensiero delle donne le mie relazioni sono più appaganti rispetto quelle di prima. Cosa ho capito, cosa è successo? Non ci sono consigli giusti, ne vie da seguire uguali per tutti. Ci sono solo spunti di riflessione e ipotesi possibili che ognuna e ognuno di noi può fare suoi ed elaborare personalmente. In base a quello che ho visto e vissuto ho tratto degli spunti per migliorare. E’ abbastanza chiaro intanto che, quando la relazione funziona, c’è un buona armonia di coppia, ì reciproco amore e rispetto e che il funzionamento di una buona relazione è nella relazione stessa. Tuttavia anche le singole, i singoli possono fare un lavoro su di sé per migliore le cose. La relazione d’amore è più della somma dei due singoli singole ma se la singola il singolo cambiano cambia anche la relazione. Inizio con il dire che l’amore più grande verso l’altro parte dall’amore per noi stesse stessi. E come dice Paola Leonardi, sociologa, psicoterapeuta e autrice del bellissimo libro Saperi e sapori delle donne si parte dal conoscere intimamente i propri desideri. Sapere quindi bene chi siamo e dove vogliamo andare è necessario a una relazione che voglia essere autentica.

Ma non basta. Occorre legittimarsi a desiderare, lavoro che si faceva negli incontri di autocoscienza quando le donne prendevano consapevolezza di sé e all’interno di relazioni forti e trasformative ci si legittimavano a desiderare, a metter forza e amore in ciò che volevano, e non sacrificarsi totalmente a mariti, figli ecc. Vivere quindi le proprie passioni seppur con la necessaria mediazione che un legame richiede.

Il desiderio è stato riscoperto negli anni settanta con l’autocoscienza Nell’autocoscienza le donne hanno imparato a dirsi e a non farsi dire, sono passate, come ha detto Luisa Muraro nell’incontro Femminismo tremendamente vivo, alla Libreria delle donne, sabato 31 gennaio, sono passate da essere soggetti pensati (dagli uomini) a soggetti pensanti. Nel 1966 un gruppo di ragazze all’inerno dei collettivi dell’illuminata sinistra erano stufe di sentire parlare solo i maschi, che parlavano anche per loro e di loro. E hanno fatto un gesti di rottura con i gruppi di autocoscienza dove hanno imparato a dirsi con le loro parole a partire da quello che erano e sentivano e in relazioni con altre si sono legittimate il loro sentire-

Ma consapevolezza di sé non riguarda solo i desideri ma anche, come fa notare Paola Leonardi, i sentimenti che alle donne è stato impedito spesso di esprimere, come rabbia, rancore e altro. Questi stati d’animo vanno espressi e vissuti con autenticità, come è necessario viversi nelle eccellenze e nei propri limiti, come si è insomma.

E poi c’è l’ambivalenza. Una cosa che a me è sempre stata difficile fino a un certo punto della mia vita è imparare a tollerarla. Siamo esseri complessi, in un rapporto c’è l’amore verso l’altra i sentimenti ostili dovuti al fatto che l’Altro Altra ci genera inevitabilmente fustrazione. Come ha detto M. Klein il bambino quando è molto piccolo vive una situazione schizoide in cui percepisce fuori di sé la sua parte cattiva, frustrata. Nella posizione depressiva successiva invece il bimbo capisce che istanze buone e cattive sono dentro di lui. E solo in una fase successiva supererà la delusione di questa scoperta.

E poi c’è la nostra tendenza alla socialità e quella all’autonomia, tendenze, parti di noi che non si integrano ma convivono insieme, l’una accanto all’altra, stridendo a volte collidendo. Vado verso l’altra altro desiderando di essere autonoma e desidero essere autonoma andando verso l’altra altro. Cosa può aiutare ancora stesse e la relazione? Senz’altro trovare un senso della vita anche in solitudine per avere delle risorse proprie, come delle passioni che poi si possono anche condividere o semplicemente portare come ricchezza.

E infine una mossa di sottrazione, sottrazione dai dettami culturali che vogliono la relazione in un certo modo e con certi criteri cancellando tutte le altre. Il femminismo si sottrae al pensiero unico maschile, così ci si può sottrarre al pensiero omologato che racconta anche come deve essere una coppia.

Così il femminismo, la cultura femminista si sposta e va verso un altrove altrimenti. Come Maria Zambrano, un tempo, come lei stessa ha raccontato, mentre a una lezione di filosofia meditava di abbandonare lo studio della materia, vede entrare un raggio di luce e comprende che la filosofia è invece la sua strada. Cosa è successo? Ha visto la luce dall’ombra, ovvero da un'altra prospettiva, da uno sguardo che non era più dentro al pensiero unico ma fuori. Uno sguardo da un altrove che le permetteva di vedere e capire tante cose in più e fare uno spostamento.

Serena Fuart

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